Lo sfruttamento dei lavoratori agricoli – per la maggior parte provenienti da Paesi extra UE – è un fenomeno drammaticamente diffuso in Italia, in violazione dei basilari diritti umani. Le estreme condizioni di lavoro e di vita, cui sono sottoposti i braccianti agricoli stagionali sono causa di perdita di vite umane.
L’ultima tragedia in ordine di tempo riguarda il giovane bracciante indiano Satnam Singh, lasciato dal datore di lavoro mutilato e agonizzante davanti casa. Un invisibile – come molti – diventato visibile solo morendo.
La terribile sorte di Satnam, non rappresenta, purtroppo, un fatto isolato. Sono ancora troppe le imprese agricole che, per riuscire a soddisfare gli ordini della GDO a prezzi scandalosamente bassi, approfittano della vulnerabilità di chi accetta condizioni di lavoro al limite della schiavitù. Sfruttamento e caporalato sono la prassi in agricoltura praticati nell’indifferenza generale anche delle istituzioni, che si perdono in eterni tavoli tecnici, riunioni e studi di settore che non portano mai a nulla di concreto.
Per NO CAP il tempo delle parole è finito da un pezzo. Da oltre 10 anni opera nei territori notoriamente più a rischio di illegalità.
Attraverso la creazione di una “Rete di imprese etiche” riusciamo a sottrarre tante persone alla vita insana dei ghetti e dello sfruttamento lavorativo, immettendole in circuiti lavorativi legali e offrendo loro assistenza e servizi quali trasporti sicuri e alloggi dignitosi, oltre ad assistenza per l’ottenimento dei permessi di soggiorno e di contratti di lavoro in linea con quanto stabilito dalla normativa vigente che regola il settore.
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