La decisione dell’Associazione internazionale per il contrasto al fenomeno dello sfruttamento. Cinquanta lavoratori extracomunitari saranno assunti nell’azienda agricola Prima Bio di Rignano Garganico
«Ai nostri braccianti, se permettete: stavolta pensiamo noi». Suona più o meno così la decisione di No Cap, l’associazione internazionale per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento del lavoro, di selezionare i cinquanta braccianti extra-comunitari che saranno assunti dall’azienda agricola Prima Bio, di Rignano Garganico, nel Foggiano, con un regolare contratto stagionale, per la raccolta di pomodori nella stagione 2021-22.
L’iniziativa rappresenta un passaggio importante dell’accordo stipulato un paio d’anni fa tra il gruppo Megamark di Trani, a cui fanno capo ben 500 supermercati nel Mezzogiorno, e No Cap, l’associazione fondata nel 2017 dall’ingegnere camerunense Yvan Sagnet, arrivato in Italia, a Torino, per studiare (si laureerà nel 2013), e trasferitosi in Puglia, nelle campagne di Nardò, per lavorare e mangiare.
Si devono all’ingegnere 36enne: la presa di coscienza dei braccianti sfruttati, il primo processo in Europa nei confronti dei presunti caporali e imprenditori agricoli e, soprattutto, l’introduzione in Italia del reato di caporalato. Da allora, Sagnet ed i suoi collaboratori sono riusciti a mettere su la prima filiera bio-etica contro il caporalato.
I cinquanta braccianti alloggeranno nel villaggio Don Bosco (gestito dalla comunità Emmaus, fondata alla fine degli anni ’70 da sacerdoti salesiani illuminati, tra i quali Don Nicola Palmisano), e avranno una paga di 70 euro lordi al giorno per sei ore e mezzo di lavoro; oltre ad essere accompagnati, gratuitamente, nei campi del Gargano.
«Anche i cittadini possono fare la loro parte, scegliendo di comprare prodotti etici e permettendo quindi a modelli virtuosi di crescere nel tempo», ricorda Sagnet. A proposito di filiera etica, il raccolto sarà poi trasformato da Prima Bio in passate di pomodoro biologico con marchio di qualità etico «Iamme», e distribuite nei supermercati del Gruppo Megamark, che si è fatto carico delle 500 borracce termiche distribuite in questi giorni di caldo torrido ai lavoratori della rete No Cap in Puglia, Basilicata, Sicilia, Calabria e Campania.
Servizio del Corriere della sera
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